domenica 21 settembre 2008

Mestre anche il parcheggio Actv presto a pagamento!


Sul fronte del carovita ecco un’altra “novità”. Il Comune di Venezia, su proposta dell’assessore alla mobilità Mingardi, trasformerà ben presto anche il parcheggio dell’ex deposito ACTV in Corso del Popolo in parcheggio a pagamento. Spariscono così 200 posti auto che finora erano “liberi”. E si perché il Comune si è accorto che questo parcheggio veniva usato da molti cittadini per lasciare l’auto e prendere il bus per recarsi al lavoro a Venezia o peggio ancora per andare in qualche vicino negozio o supermercato a fare acquisti. Quale crimine orrendo! Quale inaccettabile abuso! Giustamente questa amministrazione comunale del “pagherete caro, pagherete tutto” non poteva certo lasciarsi sfuggire questa occasione per introdurre nuovi ticket a carico di questi incorreggibili cittadini che pretenderebbero di parcheggiare l’auto nella loro città senza nulla pagare. Si tratta di “regolarizzare la sosta”, spiega l’assessore. Strano come in questa città “regolarizzare” faccia spesso rima con “pagare”.

martedì 17 giugno 2008

MESTRE: PARCHEGGIO NUOVO OSPEDALE

L'Ordine del Giorno sul parcheggio del nuovo Ospedale di Mestre, presentato dal sottoscritto a nome del Gruppo di Alleanza Nazionale è stato approvato all'unanimità dal Consiglio di Municipalità di Mestre centro nella seduta del 16 giugno. Il documento, passato con l'approvazione della competente commissione e di tutto il Consiglio ribadisce che la Sanità pubblica è un servizio sociale essenziale il cui accesso deve essere garantito alle migliori condizioni possibili e senza l'aggravamento di costi aggiuntivi. il costo del parcheggio va purtroppo a gravare pesantemente proprio su coloro che versano già in condizioni di difficoltà e disagio ( ammalati, familiari, pazienti, anziani, disabili) e su coloro che svolgono attività all'interno dell'Ospedale anche con turni di notte. Il documento chiede a tutte le autorità che hanno competenza in materia di farsi carico del disagio dei cittadini (e sono davvero molti visto che da mesi leggiamo continui articoli sui giornali a proposito del parcheggio) e cercare soluzioni possibili per dotare l'Ospedale o le sue immediate vicinanze anche di un ampio parcheggio libero.
Diego Meneghetti (consigliere Municipalità Mestre centro)

giovedì 29 maggio 2008

Mestre: Presidio cittadino contro il degrado

Sono anni che il Terraglio, una volta zona residenziale del nostro Comune, è stato relegato al ruolo di periferia della città. Questo quartiere è stato trasformato in un'area dove non investire più un centesimo per la manutenzione delle strade e dei marciapiedi (dove ci sono!!!), per ampliare i servizi scolastici insufficienti, per garantire i servizi pubblici primari ecc. Del Terraglio ci si ricorda solo quando si devono approvare varianti ai piani regolatori per consentire di eliminare qualsiasi fazzoletto di verde ancora esistente per trasformarlo in un capannone o in un palazzo. Il Terraglio fino ad oggi è stato sfruttato come area di sfogo di gran parte dei problemi della città:
-le prostitute danno fastidio vicino alla stazione? mandiamole sul Terraglio.
-il mercatino dei moldavi da fastidio in Via Olimpia? spostiamolo sul Terraglio.
-il traffico da fastidio in alcune arterie? dirottiamolo sul Terraglio.
Questi sono alcuni dei motivi che ci hanno spinto ad organizzare nelle settimane scorse e a continuare anche per le successive dei presidi sul Terraglio. I presidi sono dei punti di incontro di cittadini che servono ad eliminare nell'immediato alcuni problemi, ad esempio la prostituzione, ma soprattutto servono per esternare tutto il nostro malcontento e a fare riunire i residenti del Terraglio di modo che si possa capire che anche questa è una comunità con gli stessi diritti di tutte le altre della nostra città, che non vuole più essere un quartiere dormitorio dove si è costretti alla sera a barricarsi dentro casa e a stare in continua agitazione quando i propri cari devono rincasare con il buio.
Alessandro Butti (consigliere Municipalità di Mestre - F.I.)
Nadia Biasutti (consigliere Municipalità di Mestre - F.I.)
Diego Meneghetti (consigliere Municipalità di Mestre - A.N.)

sabato 3 maggio 2008

Redditi on line. Adoc pronti i moduli per i risarcimenti. Il Codacons denuncia Visco.


L'Adoc e' pronta a sostenere i contribuenti che vorranno chiedere il risarcimento danni contro la pubblicazione online della loro dichiarazione dei redditi. Mentre da un sondaggio condotto dalla stessa organizzazione dei consumatori emerge che il 70% degli intervistati boccia senza mezzi termini l'accaduto..... Per l'Adoc, e' completamente "non attinente richiamare il principio della trasparenza amministrativa e della conoscibilita' degli elenchi dei contribuenti, riguardo alla operata pubblicazione su internet della dichiarazione dei redditi degli stessi. I dati - continua Pileri - sono stati resi cosi' consultabili in ogni parte del mondo, sono finiti nei motori di ricerca e, fatto ancora piu' grave, rimarranno in rete per un periodo indeterminabile, posto che la stessa legge richiamata prevede, invece, che le suddette informazioni possono essere conoscibili per non piu' di un anno. In sostanza, una violazione della stessa legge"..... Sul sito dell'Adoc e' disponibile la modulistica per ottenere il risarcimento dei danni cagionati dall'Agenzia delle Entrate". (AGI) - Roma, 2 maggio -

Il Codacons ha presentato in 104 procure una denuncia penale contro il viceministro uscente dell’Economia Vincenzo Visco “affinché anche la magistratura apra delle indagini nell’interesse dei cittadini palesemente danneggiati dalla pubblicazione sul web dei propri redditi senza la necessaria autorizzazione dell’Autorità garante”. La motivazione, secondo il presidente dell’associazione dei consumatori Carlo Rienzi, è di violazione della legge sulla privacy e delle leggi 241/90 e 15/2005. Nella denuncia l’associazione chiede anche “il sequestro dei dati dei contribuenti da chiunque detenuti, e che si proceda contro chi ne fa commercio”.

Secondo l’ex comandante della Guardia di Finanza, Roberto Speciale, oggi deputato del Pdl, “la frittata è fatta” e ritiene che non vi era alcuna necessità di pubblicare i dati dei redditi degli italiani. “Ora, chi li vuole usare, e purtroppo li userà, chi ha cattive intenzioni, li ha a disposizione”.... I rischi, per il generale, possono essere altissimi per le persone: “Pizzo, ricatti, eventuali sequestri di persona. Hanno messo i poveri cittadini in piazza, spiabili da parte di tutti, così aumenteranno le delazioni”. Preoccupazioni espresse anche dal presidente dell'Associazione antiracket e antiusura della Confcommercio di Catania, Rosario Bellino: “I redditi sono già conosciuti dalla Guardia di Finanza. Mentre il delinquente potrebbe avere maggiore attenzione verso un imprenditore rispetto a un altro. (http://www.pupia.tv/)

venerdì 2 maggio 2008

Gli ultimi colpi di coda

Che il defunto Governo Prodi abbia arrecato tanti danni agli Italiani è stato ben ribadito dalle recenti elezioni politiche che hanno registrato la disfatta del neonato PD e la scomparsa di comunisti e verdi. Ma gli ultimi colpi di coda si fanno sentire ancora oggi. Infatti oggi 30 aprile, entra in vigore la “riforma” sugli assegni che, tanto per semplificare la vita agli italiani, impone che per “girare” un assegno si debba pagare un bollo (tanto per cambiare). La cosa assurda è che questo novità servirebbe per contrastare l’evasione fiscale e quindi sarebbe come a dire che chi paga il bollo può evadere. La realtà forse è più semplice ed è la logica dei governi di sinistra: aumentare le difficoltà burocratiche per chi lavora e imporre una nuova tassa. Ma oggi è anche il giorno in cui tutti i cittadini si sono visti pubblicare su internet i loro redditi, secondo quanto disposto dall’ex viceministro Visco che si giustifica dicendo che è un atto di democrazia visto che già le dichiarazioni dei redditi sono pubbliche. Un atto che in molti hanno definito irresponsabile perchè non solo viola la Privacy, ma anche perchè ha come pericoloso effetto l’esposizione di chi le tasse le paga all’attenzione dei criminali. Perché una cosa è richiedere la dichiarazione dei redditi facendo una regolare domanda motivata da un reale interesse e quindi identificandosi (come prescrive la legge) e un’altra è gettarla in pasto alla “rete” dove chiunque può accedere (anche i criminali) senza alcun controllo. Fortunatamente il garante della Privacy ha provveduto ad oscurare il sito e ancor più fortunatamente per diversi anni non sentiremo più parlare di Prodi, dei suoi ministri, viceministri e sottosegretari e di un governo che è stato forse il peggior governo della storia italiana.

lunedì 21 aprile 2008

Provincia: targhe alterne, finalmente la verità: non servivano a nulla!

Dopo anni di targhe alterne che hanno determinato disagi e costi a danno dei cittadini, la Provincia di Venezia, per bocca del suo assessore "verde" all'Ambiente, fa una clamorosa retromarcia ammettendo finalmente, ma con troppo ritardo, che questi provvedimenti restrittivi del traffico non sono serviti a nulla! Ma oltre al danno, la beffa: lo sapevano fin dall'inizio! - "Fin dall'inizio sapevamo che un provvedimento del genere ha effetti solo se è esteso a tutta la Pianura padana. Attuare blocchi minimi del traffico in una zona non porta praticamente a nulla o comunque, incide talmente poco che non ha senso...."(dichiarazione dell'assessore all'ambiente dal Gazzettino 9/4/08). Ma allora se lo sapevate, perchè avete continuato a farlo? Quale gioco perverso è quello di costringere i cittadini a rottamare le loro auto? Non avete pensato che così facendo oltre a ledere un sacrosanto diritto alla mobilità avete anche messo in crisi i piccoli commercianti a tutto beneficio dei grandi centri commerciali fuori del centro? Da anni Alleanza Nazionale ha incalzato il Comune, la Provincia e la Municipalità di Mestre con interrogazioni, Ordini del giorno e manifestazioni contro queste assurde e demagogiche restrizioni del traffico e della mobilità che hanno prodotto disagi ai residenti, ai pendolari, alle famiglie e ai commercianti. Tutti sapevano che non era il traffico urbano il principale responsabile dell'inquinamento e d'altra parte anche il normale buon senso poteva suggerire che a poco serviva bloccare qualche centinaio di auto quando nella vicina tangenziale transitavano decine di migliaia di camion, nella maggior parte provenienti dai Paesi dell'Est, vecchi e altamente inquinanti. Adesso che finalmente si scopre la verità che tutti sapevano e la demagogica azione della sinistra si scopre per quello che è, chi ripagherà i danni ai cittadini costretti a rottamare le auto e acquistarne di nuove euro 4 o a gas? e chi ripagherà i danni ai commercianti?
- Diego Meneghetti

sabato 22 marzo 2008

Venezia occupata dai venditori abusivi

Venezia è ormai invasa dai venditori abusivi di merce contraffata. La Polizia municipale non è più in grado di arginare questo fenomeno diventato sempre più esteso e dai connotati anche violenti visto che non è raro che gli immigrati, alcuni clandestini e per lo più provenienti dai paesi dell'Africa, si rivoltino contro gli stessi agenti nel tentativo di impedire il sequestro delle loro mercanzie. Molti anche i casi di abusivi che per scappare dai controlli dei vigili travolgono nella loro corsa passanti, anziani e bambini. Le principali strade della città sono diventate zone controllate da vere e proprie bande che minacciano i commercianti veneziani che osano protestare. Ma è possibile che il Comune e le autorità preposte all'ordine pubblico e a far rispettare le leggi non siano in grado di debellare questo vergognoso fenomeno? Perchè invece di limitarsi a sequestrare qualche borsa non si vanno a colpire gli organizzatori o le ditte che producono e vendono i prodotti taroccati? Come cittadini di questo Comune ci si sente davvero umiliati nel vedere che bande di extracomunitari possono impunemente fregarsene delle leggi, deridere le forze dell'ordine e minacciare i cittadini onesti.
- Diego Meneghetti

giovedì 6 marzo 2008

Mestre: il pasticcio di Via Olimpia

L'Ospedale di Mestre deve ancora trasferirsi a Zelarino, ma intanto in Via Olimpia sono già stati eliminati molti posti auto usufruiti da chi si reca in Ospedale, forse per far posto alla pista ciclabile. Sono stati posizionati i soliti paletti di metallo color asfalto senza catarifrangenti (tanto per mimetizzarsi meglio con l'ambiente). Non è improbabile che qualche malcapitato automobilista, verso sera, ci sbatta contro, come è già accaduto in Via Bembo. Ma qui qualcuno deve aver sbagliato le misure: la sede stradale è stata ristretta a tal punto che due autovetture non riescono a passare contemporaneamente senza rischiare di danneggiarsi a vicenda. Se poi si incrocia un camioncino, il passaggio è davvero impossibile. Forse volevano fare un senso unico in una strada senza uscita? Una sorta di trappolone o di scherzo?

sabato 1 marzo 2008

Venezia: pagherete caro, pagherete tutto !

In due giorni doppia mazzata per il portafogli: impennata del costo di biglietti e tariffe. Così titola "il Mestre". E Puntualmente sono arrivati gli aumenti del biglietto per i trasporti pubblici, mentre la Giunta comunale ha dato via libera anche alla stangata sulla tariffa per la raccolta dell'immondizia( l'aumento della TIA sfiora il 6 %). Un bel sostegno, non c'è che dire, alle famiglie alle prese con il continuo aumento del costo della vita. Quello che stupisce è che un Comune che, come pochi in Italia, gode di ingenti introtiti derivanti dal turismo e dal Casinò sia sempre alla continua ricerca di aumentare le tariffe a carico dei cittadini. Intanto vengono spesi milioni (di euro!) per un ponte di vetro di cui nessuno sentiva la necessità e per un tram altrettanto inutile ma costosissimo. Il ponte di Calatrava "appaltato nel 2003 per 3 milioni e 876mila euro potrebbe venirne a costare ben 16" (Il Gazzettino) .

Diego Meneghetti

venerdì 22 febbraio 2008

Chi si ferma è perduto

Com’era prevedibile ricevo da ieri una telefonata ogni dieci minuti di amici che si dicono sorpresi, avviliti, sconcertati o anche solo stupiti della decisione di Fini di unire le forze con Berlusconi. Tutti dicono “la decisione di Fini”, a sottolineare che loro, quella decisione, non l’hanno presa, anche perché nessuno gli ha chiesto il parere. E sono, come in passato, disorientati, per la sempre presente paura di perdere se stessi.
Frequento giornalisti che scrivono di politica da anni e so come lavorano. Li conosco di persona. Sono quasi tutti antifascisti, più o meno consapevoli, più o meno viscerali. C’è quello che ricordo dal collettivo del Tasso, l’altro del collettivo del Giulio Cesare. Un altro era del Pdup o di autonomia operaia, molti sono troppo giovani per aver preso parte alla stagione dell’odio e rimpiangono l’occasione persa e il fatto di non aver mai avuto una chiave inglese sulla quale mettere le tacche dei fascisti sprangati. Ci odiano e si fanno beffe di noi. Giocano con noi. Li sento chiacchierare e ridere, raccontandosi l’un l’altro cosa scriveranno, annunciando l’ennesimo strappo, la nuova svolta, usando parole come “abbandono”, “tradimento”, oppure le fanno dire al testimonial di loro scelta, il più anziano possibile, il più accorato, oppure una donna che ricorda i bei tempi che non torneranno, o qualcuno che vuol solo farsi pubblicità. Si dicono “vedrai domani che succede!” e ridono alle nostre spalle, perché giocano con noi come i bambini che mettono il fuoco ai formicai per guardare le povere bestioline che corrono su e giù prese dal panico. Alcuni non hanno fatto altro per dieci anni e ne godono con vero sadismo. Non scrivono sul Manifesto, ma sul Messaggero, sulla Stampa, sul Corriere della sera, su Repubblica, sull’Espresso, ma anche sul Giornale e su Panorama. Altri sono in Rai, molti lavorano a Mediaset e così ci sparano alle spalle, mentre i loro compagni ci sparano in faccia.
A ben vedere scrivono sempre la stessa cosa, ci annunciano la Fine che si approssima, la nostra apocalisse dei significati, attraverso la scomparsa dei simboli, ci annunciano l’oblio. Ci annunciano ciò che auspicano da sempre e che auspicavano, frustrati e delusi, i loro fratelli maggiori, i loro genitori e in alcuni casi persino i loro nonni. La nostra estinzione sulla terra, con qualsiasi mezzo, e la cancellazione del nostro ricordo. Ma dinanzi alla nostra sopravvivenza, durata mezzo secolo malgrado tutto e malgrado tutti, all’odio s’è aggiunta l’invidia, il risentimento, perché chi ha tutte le armi per piegare alla propria volontà la verità ufficiale e la memoria collettiva, trema di terrore dinanzi a chi sopravvive solo grazie all’ostinato ricordo. E pensa: “cosa accadrebbe di me e del mio mondo, se questi cocciuti “memori di sé” avessero un giorno anche i mezzi che abbiamo noi? Cosa resterebbe di noi, dei loro nemici di sempre, se un giorno anche loro potessero avere il diritto di insegnare a scuola la loro storia, di farci dei film, di “socializzare” il loro ricordo?” E tremano e vogliono che non accada.
Io non penso che un partito sia la mia storia. Penso che un partito sia un mezzo di trasporto, che si usa per fare il percorso necessario. Non potrei mai pensare che il mio sangue, i miei valori, i sogni di tutte le generazioni che mi hanno preceduto e le loro sofferenze, possano essere imprigionate in una cosa piccola e meschina come un partito. La mia casa è l’Italia e a volte nemmeno mi basta, voglio anche l’Europa e da lì voglio segnare il mondo. I miei martiri non sono morti per un partito – o per un simbolo di partito – né per una percentuale di voto, per un certo numero di seggi in più o per permettere ad uno – o a me! – di sedere su una poltrona. Chi fa appello al sangue, ai valori, alla “nostra storia” per farsene uno sgabello che lo avvicini al seggio è un miserabile infame. E purtroppo sono moltissimi, nascosti dietro parole d’ordine e simboli eterni. Basta ipocrisie, basta schizofrenie. Quando ero ragazzino c’erano quelli che per fare i nazisti giravano con la croce di ferro che avevano comprato su una bancarella a Portobello Road. Qualcuno aveva affrontato l’inferno del fronte russo per guadagnarsi quella medaglia e loro pensavano che bastassero le due sterline che avevano dato a un mercante armeno per ostentare la stessa gloria… Indossare la pelle del leone o del lupo può fare impressione ai paesani ignoranti, un lupo o un leone non ti scambia per uno dei suoi, anzi, ti riconosce e ti odia per lo scempio che fai ogni giorno della pelle di suo fratello. E ti vorrebbe uccidere. I miei morti stanno nel mio cuore e nella mia vita di tutti i giorni, non stanno seppelliti in una sede di partito. Il mio dovere non è “commemorarli”, perché le commemorazioni ti mettono in pace con te stesso e ti permettono di ricordare il tuo dovere solo una volta l’anno e fare nel resto dei giorni tutto lo schifo che ti pare. Io volevo morire per la Patria, ma non sono ancora morto. Vuol dire che la Patria da me pretende ancora qualcosa.
La Patria, che è sopra ogni cosa e oggi sta morendo. La Patria che sta sopra ogni parte di essa: partiti, famiglie e individui. Sopra la Patria c’è solo Dio. Bisogna combattere per creare un mondo migliore per i propri figli o per preservare il mondo dei propri antenati? Tutt’e due. Ma bisogna capire che esistono solo il passato – che è andato via e non torna – e il futuro, che non è ancora arrivato. Il presente è un’illusione. Chi vive il passato nel presente è malato e si nega il futuro. Chi si ferma è perduto. Se avanzo seguitemi, se indietreggio sparatemi. Il fascismo non è mai ieri è sempre domani. Onorare i morti non è portare per sempre i loro corpi sulle spalle, ma dargli degna sepoltura perché siano liberi di andare oltre, nella loro corsa verso il cielo. Onorare i martiri significa arrivare lì dove loro erano diretti, non erigere una torre dove sono caduti e restarci in eterno.
E per andare, più lontano e più veloce, si scende dalla diligenza per prendere il treno e giù dal treno per prendere l’aereo: i mezzi non sono sacri, lo è solo il fine. E il fine è salvare la Nazione e sconfiggere i suoi nemici. L’Italia è ancora da fare e soprattutto gli italiani. Io ho nostalgia di tutto, mi è difficile staccarmi da qualsiasi cosa. Ma le cose si muovono malgrado me e se resto fermo non servo a nulla. E una volta che mi sono preso delle responsabilità nei confronti di altro e di altri, che diritto ho a restare seduto a piangere sul passato che si allontana insieme alla gioventù e tutte le persone care che a poco a poco sono sempre di meno? Il dovere del soldato è vincere, non è morire nella battaglia disperata. Anche se a volte questo sembra più desiderabile. Il soldato deve battere il nemico, perché se invece cade, lascerà senza protezione la sua terra, la sua donna e i suoi figli e – peggio ancora – i figli degli altri – e avrà così guadagnato la gloria ma perso l’onore, perché il dovere del soldato è combattere per la Patria, non per acquisire una medaglia e l’ammirazione delle signorine. Io non posso stare un giorno senza combattere: per la Patria, per la sua salvezza e per il suo onore, che sono anche la salvezza dei miei figli e l’onore dei miei padri. Se il nemico usa i missili, io voglio i missili. Se hanno il nucleare, userò il nucleare. Chi va in giro vestito da cavaliere antico, o coperto di alamari, farà sicuramente più bella figura, ma in battaglia non serve a niente. Per sorprendere il nemico bisogna mimetizzarsi e coprirsi la faccia di fango. La vittoria, se non è solo per goderne in privato, è un dovere. Se è in gioco la sopravvivenza della Patria, la sconfitta non è un opzione accettabile. Se le cose cambiano e il mondo continua a girare e facciamo fatica a stargli dietro, possiamo e dobbiamo provare rabbia, ma non possiamo frignare e dire “basta, non gioco più”. Chi diserta perché il suo esercito ha modificato l’uniforme, non può poi andare a dire a quelli che continuano a combattere che il vero eroe è lui…
di Marcello de Angelis - tratto da www.destrasociale.org