domenica 21 settembre 2008
Mestre anche il parcheggio Actv presto a pagamento!
martedì 17 giugno 2008
MESTRE: PARCHEGGIO NUOVO OSPEDALE
Diego Meneghetti (consigliere Municipalità Mestre centro)
giovedì 29 maggio 2008
Mestre: Presidio cittadino contro il degrado
-le prostitute danno fastidio vicino alla stazione? mandiamole sul Terraglio.
-il mercatino dei moldavi da fastidio in Via Olimpia? spostiamolo sul Terraglio.
-il traffico da fastidio in alcune arterie? dirottiamolo sul Terraglio.
Questi sono alcuni dei motivi che ci hanno spinto ad organizzare nelle settimane scorse e a continuare anche per le successive dei presidi sul Terraglio. I presidi sono dei punti di incontro di cittadini che servono ad eliminare nell'immediato alcuni problemi, ad esempio la prostituzione, ma soprattutto servono per esternare tutto il nostro malcontento e a fare riunire i residenti del Terraglio di modo che si possa capire che anche questa è una comunità con gli stessi diritti di tutte le altre della nostra città, che non vuole più essere un quartiere dormitorio dove si è costretti alla sera a barricarsi dentro casa e a stare in continua agitazione quando i propri cari devono rincasare con il buio.
sabato 3 maggio 2008
Redditi on line. Adoc pronti i moduli per i risarcimenti. Il Codacons denuncia Visco.
Il Codacons ha presentato in 104 procure una denuncia penale contro il viceministro uscente dell’Economia Vincenzo Visco “affinché anche la magistratura apra delle indagini nell’interesse dei cittadini palesemente danneggiati dalla pubblicazione sul web dei propri redditi senza la necessaria autorizzazione dell’Autorità garante”. La motivazione, secondo il presidente dell’associazione dei consumatori Carlo Rienzi, è di violazione della legge sulla privacy e delle leggi 241/90 e 15/2005. Nella denuncia l’associazione chiede anche “il sequestro dei dati dei contribuenti da chiunque detenuti, e che si proceda contro chi ne fa commercio”.
Secondo l’ex comandante della Guardia di Finanza, Roberto Speciale, oggi deputato del Pdl, “la frittata è fatta” e ritiene che non vi era alcuna necessità di pubblicare i dati dei redditi degli italiani. “Ora, chi li vuole usare, e purtroppo li userà, chi ha cattive intenzioni, li ha a disposizione”.... I rischi, per il generale, possono essere altissimi per le persone: “Pizzo, ricatti, eventuali sequestri di persona. Hanno messo i poveri cittadini in piazza, spiabili da parte di tutti, così aumenteranno le delazioni”. Preoccupazioni espresse anche dal presidente dell'Associazione antiracket e antiusura della Confcommercio di Catania, Rosario Bellino: “I redditi sono già conosciuti dalla Guardia di Finanza. Mentre il delinquente potrebbe avere maggiore attenzione verso un imprenditore rispetto a un altro. (http://www.pupia.tv/)
venerdì 2 maggio 2008
Gli ultimi colpi di coda
lunedì 21 aprile 2008
Provincia: targhe alterne, finalmente la verità: non servivano a nulla!
sabato 22 marzo 2008
Venezia occupata dai venditori abusivi
- Diego Meneghetti
giovedì 6 marzo 2008
Mestre: il pasticcio di Via Olimpia
sabato 1 marzo 2008
Venezia: pagherete caro, pagherete tutto !
In due giorni doppia mazzata per il portafogli: impennata del costo di biglietti e tariffe. Così titola "il Mestre". E Puntualmente sono arrivati gli aumenti del biglietto per i trasporti pubblici, mentre la Giunta comunale ha dato via libera anche alla stangata sulla tariffa per la raccolta dell'immondizia( l'aumento della TIA sfiora il 6 %). Un bel sostegno, non c'è che dire, alle famiglie alle prese con il continuo aumento del costo della vita. Quello che stupisce è che un Comune che, come pochi in Italia, gode di ingenti introtiti derivanti dal turismo e dal Casinò sia sempre alla continua ricerca di aumentare le tariffe a carico dei cittadini. Intanto vengono spesi milioni (di euro!) per un ponte di vetro di cui nessuno sentiva la necessità e per un tram altrettanto inutile ma costosissimo. Il ponte di Calatrava "appaltato nel 2003 per 3 milioni e 876mila euro potrebbe venirne a costare ben 16" (Il Gazzettino) .
Diego Meneghetti
venerdì 22 febbraio 2008
Chi si ferma è perduto
Frequento giornalisti che scrivono di politica da anni e so come lavorano. Li conosco di persona. Sono quasi tutti antifascisti, più o meno consapevoli, più o meno viscerali. C’è quello che ricordo dal collettivo del Tasso, l’altro del collettivo del Giulio Cesare. Un altro era del Pdup o di autonomia operaia, molti sono troppo giovani per aver preso parte alla stagione dell’odio e rimpiangono l’occasione persa e il fatto di non aver mai avuto una chiave inglese sulla quale mettere le tacche dei fascisti sprangati. Ci odiano e si fanno beffe di noi. Giocano con noi. Li sento chiacchierare e ridere, raccontandosi l’un l’altro cosa scriveranno, annunciando l’ennesimo strappo, la nuova svolta, usando parole come “abbandono”, “tradimento”, oppure le fanno dire al testimonial di loro scelta, il più anziano possibile, il più accorato, oppure una donna che ricorda i bei tempi che non torneranno, o qualcuno che vuol solo farsi pubblicità. Si dicono “vedrai domani che succede!” e ridono alle nostre spalle, perché giocano con noi come i bambini che mettono il fuoco ai formicai per guardare le povere bestioline che corrono su e giù prese dal panico. Alcuni non hanno fatto altro per dieci anni e ne godono con vero sadismo. Non scrivono sul Manifesto, ma sul Messaggero, sulla Stampa, sul Corriere della sera, su Repubblica, sull’Espresso, ma anche sul Giornale e su Panorama. Altri sono in Rai, molti lavorano a Mediaset e così ci sparano alle spalle, mentre i loro compagni ci sparano in faccia.
A ben vedere scrivono sempre la stessa cosa, ci annunciano la Fine che si approssima, la nostra apocalisse dei significati, attraverso la scomparsa dei simboli, ci annunciano l’oblio. Ci annunciano ciò che auspicano da sempre e che auspicavano, frustrati e delusi, i loro fratelli maggiori, i loro genitori e in alcuni casi persino i loro nonni. La nostra estinzione sulla terra, con qualsiasi mezzo, e la cancellazione del nostro ricordo. Ma dinanzi alla nostra sopravvivenza, durata mezzo secolo malgrado tutto e malgrado tutti, all’odio s’è aggiunta l’invidia, il risentimento, perché chi ha tutte le armi per piegare alla propria volontà la verità ufficiale e la memoria collettiva, trema di terrore dinanzi a chi sopravvive solo grazie all’ostinato ricordo. E pensa: “cosa accadrebbe di me e del mio mondo, se questi cocciuti “memori di sé” avessero un giorno anche i mezzi che abbiamo noi? Cosa resterebbe di noi, dei loro nemici di sempre, se un giorno anche loro potessero avere il diritto di insegnare a scuola la loro storia, di farci dei film, di “socializzare” il loro ricordo?” E tremano e vogliono che non accada.
Io non penso che un partito sia la mia storia. Penso che un partito sia un mezzo di trasporto, che si usa per fare il percorso necessario. Non potrei mai pensare che il mio sangue, i miei valori, i sogni di tutte le generazioni che mi hanno preceduto e le loro sofferenze, possano essere imprigionate in una cosa piccola e meschina come un partito. La mia casa è l’Italia e a volte nemmeno mi basta, voglio anche l’Europa e da lì voglio segnare il mondo. I miei martiri non sono morti per un partito – o per un simbolo di partito – né per una percentuale di voto, per un certo numero di seggi in più o per permettere ad uno – o a me! – di sedere su una poltrona. Chi fa appello al sangue, ai valori, alla “nostra storia” per farsene uno sgabello che lo avvicini al seggio è un miserabile infame. E purtroppo sono moltissimi, nascosti dietro parole d’ordine e simboli eterni. Basta ipocrisie, basta schizofrenie. Quando ero ragazzino c’erano quelli che per fare i nazisti giravano con la croce di ferro che avevano comprato su una bancarella a Portobello Road. Qualcuno aveva affrontato l’inferno del fronte russo per guadagnarsi quella medaglia e loro pensavano che bastassero le due sterline che avevano dato a un mercante armeno per ostentare la stessa gloria… Indossare la pelle del leone o del lupo può fare impressione ai paesani ignoranti, un lupo o un leone non ti scambia per uno dei suoi, anzi, ti riconosce e ti odia per lo scempio che fai ogni giorno della pelle di suo fratello. E ti vorrebbe uccidere. I miei morti stanno nel mio cuore e nella mia vita di tutti i giorni, non stanno seppelliti in una sede di partito. Il mio dovere non è “commemorarli”, perché le commemorazioni ti mettono in pace con te stesso e ti permettono di ricordare il tuo dovere solo una volta l’anno e fare nel resto dei giorni tutto lo schifo che ti pare. Io volevo morire per la Patria, ma non sono ancora morto. Vuol dire che la Patria da me pretende ancora qualcosa.
La Patria, che è sopra ogni cosa e oggi sta morendo. La Patria che sta sopra ogni parte di essa: partiti, famiglie e individui. Sopra la Patria c’è solo Dio. Bisogna combattere per creare un mondo migliore per i propri figli o per preservare il mondo dei propri antenati? Tutt’e due. Ma bisogna capire che esistono solo il passato – che è andato via e non torna – e il futuro, che non è ancora arrivato. Il presente è un’illusione. Chi vive il passato nel presente è malato e si nega il futuro. Chi si ferma è perduto. Se avanzo seguitemi, se indietreggio sparatemi. Il fascismo non è mai ieri è sempre domani. Onorare i morti non è portare per sempre i loro corpi sulle spalle, ma dargli degna sepoltura perché siano liberi di andare oltre, nella loro corsa verso il cielo. Onorare i martiri significa arrivare lì dove loro erano diretti, non erigere una torre dove sono caduti e restarci in eterno.
E per andare, più lontano e più veloce, si scende dalla diligenza per prendere il treno e giù dal treno per prendere l’aereo: i mezzi non sono sacri, lo è solo il fine. E il fine è salvare la Nazione e sconfiggere i suoi nemici. L’Italia è ancora da fare e soprattutto gli italiani. Io ho nostalgia di tutto, mi è difficile staccarmi da qualsiasi cosa. Ma le cose si muovono malgrado me e se resto fermo non servo a nulla. E una volta che mi sono preso delle responsabilità nei confronti di altro e di altri, che diritto ho a restare seduto a piangere sul passato che si allontana insieme alla gioventù e tutte le persone care che a poco a poco sono sempre di meno? Il dovere del soldato è vincere, non è morire nella battaglia disperata. Anche se a volte questo sembra più desiderabile. Il soldato deve battere il nemico, perché se invece cade, lascerà senza protezione la sua terra, la sua donna e i suoi figli e – peggio ancora – i figli degli altri – e avrà così guadagnato la gloria ma perso l’onore, perché il dovere del soldato è combattere per la Patria, non per acquisire una medaglia e l’ammirazione delle signorine. Io non posso stare un giorno senza combattere: per la Patria, per la sua salvezza e per il suo onore, che sono anche la salvezza dei miei figli e l’onore dei miei padri. Se il nemico usa i missili, io voglio i missili. Se hanno il nucleare, userò il nucleare. Chi va in giro vestito da cavaliere antico, o coperto di alamari, farà sicuramente più bella figura, ma in battaglia non serve a niente. Per sorprendere il nemico bisogna mimetizzarsi e coprirsi la faccia di fango. La vittoria, se non è solo per goderne in privato, è un dovere. Se è in gioco la sopravvivenza della Patria, la sconfitta non è un opzione accettabile. Se le cose cambiano e il mondo continua a girare e facciamo fatica a stargli dietro, possiamo e dobbiamo provare rabbia, ma non possiamo frignare e dire “basta, non gioco più”. Chi diserta perché il suo esercito ha modificato l’uniforme, non può poi andare a dire a quelli che continuano a combattere che il vero eroe è lui…
di Marcello de Angelis - tratto da www.destrasociale.org